sabato 18 settembre 2010

Miti politicamente corretti: la presa di Gerusalemme fu un evento unico e drammatico nella storia medievale, generando la diffidenza dei musulmani

Dopo un assedio durato cinque settimane, il 15 luglio 1099, i crociati entrarono a Gerusalemme. La testimonianza anonima di un contemporaneo ha impresso con forza quel che accadde in seguito nella memoria del mondo:

"Uno dei nostri cavalieri, di nome Letoldo, salì sulle mura della città. Quando raggiunse la cima tutti i difensori della città fuggirono rapidamente lungo le mura e per le strade. I nostri uomini allora li inseguirono e li braccarono, uccidendoli e massacrandoli fino al Tempio di Salomone. E la scoppiò una tale carneficina che i nostri erano immersi fino alle caviglie nel sangue del nemico. L'emiro al comando della torre di David si arrese al Conte (di Saint-Gilles) e aprì le porte della città nel punto in cui i pellegrini solevano pagare il tributo. Al che i nostri pellegrini invasero la città, perseguitando e uccidendo i saraceni fino al Tempio di Salomone. Qui i nemici si barricarono e resistettero per tutto il giorno con un tale accanimento che l'intero tempio traboccava del loro sangue. Ma alla fine i pagani si arresero e i nostri rinchiusero nel tempio moltissimi uomini e donne, uccidendoli o tenendoli in vita a seconda di come credevano meglio. Sul tetto del tempio vi era una folla di pagani di entrambi i sessi, a cui Tancredi e Gaston de Beert diedero i loro stendardi (affinché si proteggessero). Quindi i crociati si sparpagliarono per la città, impossessandosi di oro e argento, di cavalli, di muli e di case piene di ogni ben di dio. Dopodiché, piangendo per la felicità, i nostri uomini si recarono ad adorare il sepolcro del nostro Salvatore Gesù, adempiendo così al loro dovere nei Suoi confronti".

Suona terribilmente stonato, per la nostra sensibilità moderna, tanto entusiasmo di fronte a un simile, ingiustificato massacro. Ma tale è la differenza tra la mentalità di allora e la nostra. Con parole del genere, nel settembre del 1099, tre potenti condottieri crociati (l'arcivescovo Daiberto, Goffredo duca di Buglione e Raimondo conte di Tolosa), si vantarono di fronte a Papa Pasquale II delle imprese dei crociati a Gerusalemme:

"E se volete sapere cosa ne fu dei nemici che trovammo là, sappiate che nel Tempio e nel portico di Salomone si cavalcava con il sangue dei saraceni all'altezza delle ginocchia dei cavalli".

Significativo il fatto che lo stesso Goffredo, uno dei più stimati condottieri crociati, non abbia partecipato alla carneficina: forse perché più consapevole, rispetto ai soldati semplici, di quale tradimento rappresentasse tutto questo nei confronti dei principi che guidavano i crociati.
Balderico, vescovo autore di una storia di Gerusalemme dell'inizio del XII secolo, narra di come i crociati uccisero nelle città tra le venti e le trentamila persone. Il che probabilmente è esagerato, per quanto i testi musulmani ne indichino persino di più. Benché le prime fonti islamiche non specifichino il numero delle vittime, 'Ibn al-Gawzi, circa un secolo dopo l'accaduto, scrisse che i crociati a Gerusalemme "uccisero più di settantamila musulmani".
'Ibn al-'Atir, un contemporaneo di Saladino (il condottiero musulmano che verso la fine del XII secolo portò a termine impressionanti vittorie contro i crociati), riporta la stessa cifra.
Lo storico del XV secolo 'Ibn Tagribirdi arriva a parlare di centomila vittime. Così un secolo dopo l'altro l'entità del massacro si è ingigantita al punto che un ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, nel novembre del 2001 raccontò presso la rinomata università cattolica di Georgetown che i crociati non solo trucidarono tutti i combattenti o persino tutti i musulmani di sesso maschile, ma "ogni donna o bambino musulmano si trovasse sul Monte del tempio", finché il sangue arrivò loro non solo alle caviglie, come riportano le cronache cristiane, ma "alle ginocchia", come si erano vantati Daiberto, Goffredo e Raimondo.

Questa azione atroce, questo oltraggio (ci è stato ripetuto tante volte) fu il punto di partenza di un'ostilità millenaria tra l'Islam e l'Occidente.
Ma forse sarebbe più esatto dire che fu l'inizio di un millenio di propaganda antioccidentale che ha visto ogni motivo di risentimento gonfiato a dismisura.

L'assedio di Gerusalemme da parte dei crociati fu indubbiamente un'azione atroce, soprattutto alla luce dei principi religiosi e morali da essi professati. Tuttavia, per gli standard bellici dell'epoca, non era niente che esulasse dall'ordinario. Senza dimenticare poi il plausibile risentimento dei cristiani verso tutte le continue efferatezze dei musulmani nei secoli addietro. A quei tempi comunque saccheggiare una città sotto assedio che resisteva agli invasori era un principio militare generalmente accettato. Nel caso invece in cui non avesse opposto resistenza era doveroso mostrare pietà.
Secondo alcune finti i crociati assicurarono agli abitanti di Gerusalemme che li avrebbero risparmiati, ma poi vennero meno alla parola data. Altri testi riferiscono che essi concessero a molti ebrei e musulmani di lasciare la città e mettersi in salvo. Il conte Raimondo, ad esempio, assicurò personalmente la salvezza al governatore fatimita di Gerusalemme, 'Iftikar al-Dawlah. E' probabile, di conseguenza, che i crociati considerassero ostinati alla resistenza coloro che, malgrado vi fossero queste alternative, sceglievano di restare in città, e così di perdere la vita.

E cosa dire di questi fiumi di sangue all'altezza delle caviglie o delle ginocchia? Nient'altro che retorica.
Quando i cronisti cristiani o i condottieri crociati se ne vantarono, tutti devono averli considerati semplici abbellimenti del discorso. E del resto un fenomeno del genere non è neanche lontanamente possibile.
Perché si creasse tanto sangue non bastava l'intera popolazione di Gerusalemme, neppure se agli abitanti si fossero aggiunti i rifugiati provenienti dalle regioni circostanti.

Il fatto che l'assedio di Gerusalemme non sia stato un evento così fuori dall'ordinario spiega probabilmente il carattere laconico dei primi resoconti islamici a riguardo. Intorno al 1160 due cronisti siriani, al-'Azimi e 'Ibn al-Qalanisi, lo descrissero ognuno dal proprio punto di vista. Nessuno dei due fornì una stima delle vittime.
Al-'Azimi disse soltanto che "i crociati raggiunsero Gerusalemme e la sottrassero agli egiziani. Goffredo la conquistò. I suoi uomini diedero alle fiamme la chiesa degli ebrei".
'Ibn al-Qalanisi aggiunse qualche dettaglio: "I franchi presero d'assalto la città e se ne impossessarono. La maggior parte dei suoi abitanti fuggì verso il tempio e in tantissimi furono uccisi. Gli ebrei si rifugiarono nella sinagoga e i franchi la bruciarono a loro insaputa. Quindi il 22 sa'ban (14 luglio) di quell'anno, il tempio capitolò, ed essi distrussero i sepolcri e la tomba di Abramo". Solo in seguito gli autori musulmani realizzarono il valore propagandistico dell'enfatizzare (ed esagerare) il numero delle vittime.

Ed in ogni caso è storicamente provato che le armate musulmane, nell'invadere una città, si comportarono spesso nello stesso identico modo. Il che non vuole certamente giustificare la condotta dei crociati, né suggerire che "tutti lo fanno" richiamandosi da avvenimenti simili: così fanno del resto gli apologeti dell'Islam quando si confrontano con le realtà del moderno terrorismo jihadista. Un'azione atroce non ne giustifica un'altra.
L'intenzione, piuttosto, è spiegare che il comportamento dei crociati a Gerusalemme non fu né più né meno di quello che gli altri eserciti dell'epoca (dal momento che tutti i paesi descrivono allo stesso modo assedi e resistenze).

Nel 1148, ad Aleppo, il comandante musulmano Nur ed-Din non esitò a ordinare l'uccisione di tutti i cristiani. Mentre nel 1268, quando le forse jihadiste del sultano mammalucco Baybars sottrassero Antiochia ai crociati, Baybars fu estremamente irritato dalla notizia che il conte Beomondo VI, sovrano dei crociati, aveva già lasciato la città. Così scrisse a Beomondo, per assicurarsi che sapesse cosa i suoi uomini avevano commesso ad Antiochia:

"Avessi visto i tuoi cavalieri, prostrati sotto le zampe dei cavalli, le tue case prese d'assalto dai saccheggiatori e corse dai predoni, le tue ricchezze pesate a quintali, le tue dame vendute a quattro per volta e comprate al prezzo di un dinàr della tua stessa roba! Avessi visto le tue chiese con le croci spezzate, i fogli dei falsi Vangeli sparpagliati, i sepolcri dei Patriarchi sconvolti! Avessi visto il tuo nemico musulmano calpestare il luogo della messa, e sgozzati sull'altare monaci, preti e diaconi, e i Patriarchi colpiti da repentina sciagura, e i principi reali ridotti in schiavitù! Avessi visto gli incendi propagarsi per i tuoi palazzi, e i vostri morti bruciare al fuoco di questo mondo prima che a quello di quell'altro. I tuoi palazzi resi irriconoscibili, la chiesa di San Paolo e quella di Qusyàn (la cattedrale di San Pietro, il centro della vita religiosa di Antiochia) crollate e distrutte, allora avresti detto: Oh foss'io polvere, e non avessi mai avuto una lettera con tale notizia!".

Ma ancora più tristemente nota è forse l'invasione di Costantinopoli del 29 maggio 1453, quando i jihadisti, come i crociati nel 1099 a Gerusalemme, spezzarono la lunga resistenza opposta al loro assedio. E anche qui, come riporta lo storico Steven Runciman, vi furono fiumi di sangue. I soldati musulmani "uccidevano chiunque incontrassero nelle strade, uomini, donne e bambini, indiscriminatamente. Il sangue scorreva a fiumi dalle alture di Petra al Corno d'Oro. Ma poi la violenza si placò, e i soldati realizzarono che prigionieri e oggetti preziosi avrebbero portato loro maggiori profitti".

Proprio come i crociati, che violarono i santuari tanto della sinagoga quanto della moschea, i musulmani profanarono monasteri e conventi, privandoli dei loro abitanti, e saccheggiarono le abitazioni private. Inoltre occuparono la Hagia Sophia, che per quasi mille anni era stata la più grande chiesa della cristianità. Durante le ultime ore di agonia della città i fedeli si erano rifugiati tra le sue sacre mura. I musulmani interruppero la celebrazione dell'Orthros (il mattutino), mentre i sacerdoti, secondo la leggenda, presero le urne sacre e scomparvero all'interno delle mura orientali della cattedrale, attraverso le quali torneranno un giorno per portare a termine il servizio divino. In seguito i musulmani uccisero i deboli e gli anziani e ridussero gli altri in schiavitù.
Quando la carneficina e il saccheggio ebbero fine, il sultano ottomano Mehmed II ordinò a uno studioso islamico di salire sull'alto pulpito della Hagia Sophia per dichiarare che non esisteva Dio al di fuori di Allah e Maometto era il suo profeta. L'antica, magnifica chiesa fu trasformata in una moschea. Centinaia di altre chiese a Costantinopoli e in altri luoghi subirono lo stesso destino. Milioni di cristiani si unirono alle misere schiere dei dimmi. Altri furono schiavizzati e molti altri martoriati.

Miti politicamente corretti: I crociati fondarono colonie europee in Medio Oriente

Quando i crociati risposero all'appello di Papa urbano II e partirono per il Medio Oriente, un gruppo di influenti condottieri incontrò l'imperatore bizantino Alessio Comneno.
Quest'ultimo, in linea con il volere del Papa, riuscì a persuaderli a uno a uno che qualsiasi territorio avessero conquistato sarebbe ritornato all'Impero bizantino. Fu in seguito all'assedio di Antiochia del 1098 che i crociati mutarono la loro posizione.

Mentre l'assedio si trascinava per tutto l'inverno e le armate musulmane, da Gerusalemme, si spostavano verso nord, i crociati attesero l'imperatore bizantino con le sue truppe. Se non che l'imperatore, ricevuto un rapporto secondo cui la situazione dei corciati ad Antiochia era senza speranza, richiamò le sue truppe.
I crociati, sentendosi traditi, si infuriarono, e nonostante l'enorme differenza numerica conquistarono Antiochia, rinunciarono agli accordi con Alessio ed iniziarono a stabilire delle proprie forme di governo che, tuttavia, non avevano niente a che vedere con un sistema di tipo coloniale.

Nessuno che conosca le vicende per esempio della Virgina, dell'Australia o delle Indie Orientali olandesi parlerebbe dei territori occupati dai crociati come di colonie.
A grandi linee infatti, si intende per colonia una terra governata da una potenza geograficamente distante. Ma i territori dei crociati non erano retti dall'Europa, né i nuovi governi stabiliti in queste terre rispondevano ad alcuna potenza occidentale.
I crociati non trasferivano in Europa i beni accumulati in Medio Oriente, né strinsero accordi di carattere economico con i paesi europei. Se si stabilirono nei territori occupati, piuttosto, era per fornire una protezione permanente ai cristiani in Terrasanta.
Molti crociati cessarono persino di considerarsi europei. Al riguardo, il cornista Fulcherio di Chartres scrisse:

"Ecco che noi, che fummo occidentali, siamo diventati orientali. L'Italico o il Francodi ieri è divenuto, una volta trapiantato, un Galileo o un Palestinese. Il cittadino di Reims o di Chartres si è mutato in Siriaco o in Antiocheno. Abbiamo già dimenticato i nostri luoghi d'origine: molti dei nostri li ignorano o addirittura non ne hanno mai sentito parlare. Qui c'è già chi possiede casa e servi con tanta naturalezza come se li avesse ricevuti in eredità dal padre. Chi ha preso moglie, anziché una compatriota, una Siriana, un'Armena o magari una Saracena battezzata. Chi ha qui suocero, genero, discendenti, parenti. Uno ha ormai figli e nipoti, un altro beve già il vino della sua vigna, un altro ancora si nutre con i prodotti dei suoi campi. Ci serviamo indifferentemente delle diverse lingue del paese: tanto l'indigeno quanto il colono occidentale sono divenuti poliglotti e la reciproca fiducia avvicina le razze anche più estranee fra loro. Si avvera quanto ha detto la Scrittura: Il leone e il bue mangeranno a una medesima mangiatoia. Il colono è ormai divenuto quasi un indigeno, l'immigrato si assimila all'originario abitante".

Né si materializzò un'altra conseguenza del colonialismo, ovvero l'immigrazione su larga scala dal proprio paese natale. Nessun fiume di colonizzatori giunse infatti dall'Europa per insediarsi nelle terre dei crociati.

venerdì 17 settembre 2010

Miti politicamente corretti: Scopo delle crociate era la conversione con la forza dei musulmani al cristianesimo

A sentire i fautori del "politicamente corretto", i crociati si precipitarono in Medio Oriente, spada alla mano, ed iniziarono a uccidere ogni "infedele" che vedevano ad eccezione di chi accettava di convertirsi al cristianesimo.
Ma tutto questo non è altro che pura fantasia., mossa per giunta da ragioni di ordine politico.

Qualsiasi appello a convertire i musulmani è totalmente assente da ogni versione del discorso tenuto da Papa Urbano II a Clermont. Le uniche preoccupazioni del Papa sembrano essere la difesa dei pellegrini cristiani e la riconquista dei territori cristiani. E dovrà trascorrere più di un secolo dalla Prima crociata prima che i cristiani europei operino qualsiasi tentativo di convertire i musulmani al cristianesimo:
nel XIII secolo i francescani tenteranno infatti un'opera missionaria tra i musulmani residenti nelle terre di proprietà dei crociati. Un'impresa che tuttavia si rivelerà un totale insuccesso.

Quando i crociati, vittoriosi, stabilirono in Medio Oriente regni e principati, in linea di massima lasciarono che nei loro domini i musulmani vivessero in pace, che praticassero liberamente la propria religione, costruissero nuove scuole e moschee e mantenessero i propri tribunali religiosi.

Qualcuno ha paragonato la loro condizione a quella dei dimmi nelle terre musulmane: essi conservavano una certa autonomia, ma erano soggetti a pesanti imposizioni fiscali e ad altre restrizioni di cui si è già parlato. E' certamente probabile che i crociati abbiano adottato alcune delle leggi sui dimmi già in atto, ma di sicuro non imposero mai agli ebrei o ai musulmani di indossare segni di riconoscimento. Con la conseguenza che, alcontrario di quanto accadeva nell'Islam, furono risparmiate loro discriminazioni e persecuzioni quotidiane.
Ed ancora più significativo è il fatto che la dimmah non sia mai entrata a far parte della dottrina e della legge cristiana, mentre è stata e rimane parte integrante dell'Islam.

Ma c'è di più. Il musulmano spagnolo 'Ibn Gubayr (1145-1217), che intorno al 1180 attraversò il Mediterraneo dirigendosi verso la Mecca, osservò che i musulmani versavano in condizioni migliori nelle terre controllate dai crociati che in quelle islamiche. Le prime erano infatti amministrate in maniera più ordinata e razionale, con il risultato che persino i musulmani preferivano vivere nei regni crociati:

Lasciando Tibnin (presso Tiro), abbiamo attraversato una serie ininterrotta di fattorie e di villaggi le cui terre sembrano efficacemente sfruttate. Gli abitanti di quei luoghi sono tutti musulmani, ma vivono nel benessere con i Franchi (crociati), che Dio li preservi dalle tentazioni! Sono proprietari delle loro abitazionie di tutti i loro beni. Tutte le regioni controllate dai Franchi in Siria sono sottomesse a questo regime: le proprietà fondiarie, i villaggi e le fattorie sono rimasti nelle mani dei musulmani. Ora un dubbio si fa strada nel cuore di un gran numero di questi uomini quando paragonano la loro condizione a quella dei loro fratelli che vivono in territorio musulmano. Questi ultimi soffrono, in effetti, dell'ingiustizia da parte dei loro correligionari, mentre i Franchi agiscono in equità".

E tutto questo in risposta alla tesi secondo cui i crociati attaccarono brutalmente una civiltà di gran lunga superiore e più avanzata.

Miti politicamente corretti: A prtire per le crociate erano individui in cerca di profitto

Naturalmente, non tutti i crociati erano mossi dalle migliori intenzioni. Ed in più di un'occasione furono in tanti a perdere di vista gli alti ideali dei pellegrini cristiani.
Ma il dogma politicamente corretto secondo cui le crociate sarebbero ingiustificate azioni imperialiste contro una pacifica popolazione indigena di religione musulmana, dal punto di vista storico è semplicemente falso, e più che un'autentica ricerca storica riflette una certa ripugnanza per la civiltà occidentale.

Papa Urbano II non vedeva nelle crociate una fonte di guadagno. Egli decretò che le terre riconquistate andassero ad Alessio Comneno ed all'Impero bizantino, e vide nell'impresa più un sacrificio che una fonte di profitto.

Partire per le crociate, del resto, era estremamente costoso. Per mettere insieme il denaro necessario ad affrontare il lungo viaggio in Terrasanta molti crociati dovettero vendere le loro proprietà, pur sapendo che forse non avrebbero fatto ritorno.
Esemplare è il caso del duca della Bassa Lorena Goffredo di Buglione, uno dei più influenti signori europei tra coloro che "presero la croce" (espressione con cui si indicava la partecipazione alle crociate).
Per finanziarsi il viaggio egli dovette vendere molte proprietà, benché evidentemente pensasse di tornare in patria e non di stabilirsi in Medio Oriente: infatti non cedette il proprio titolo né tutte le sue tenute.

Da recenti studi della documentazione relativa ai crociati è emerso come la maggior parte di essi non fosse costituita da "secondogeniti" partiti per il Medio Oriente alla ricerca di un guadagno e di proprietà. I più, come Goffredo, erano in realtà possidenti che avevano molto da perdere. Senza alcun dubbio alcuni se la cavarono molto bene dopo la Prima crociata.
Fulcherio di Chartres, ad esempio, scrive: "Chi era povero, qui Dio lo rende ricco. Chi aveva in tasca solo qualche moneta, qui si ritrova pieno zeppo di bisanti. E chi non disponeva neppure di una tenuta, qui, per dono di Dio, possiede già una città". Ma la maggior parte di coloro che facevano ritorno in Europa non aveva con sé nulla di materiale che potesse testimoniarne le imprese.

Miti politicamente corretti: Le crociate furono un esempio anzitempo dell'avido imperialismo predatorio dell'Occidente

Quante volte abbiamo sentito dire questa cosa? Molto bella da dire per riempirsi la bocca di colpevolismo politacemente corretto, ma difficile che possa essere vera...

Papa urbano II, che al Concilio di Clermont del 1095 bandì la prima crociata, stava chiamando i cristiani ad un'azione difensiva. Un'azione che ci sarebbe voluta da tanto tempo.
Come egli stesso spiegò, si trovava costretto a bandire la crociata, dal momento che, senza alcuna azione difensiva, "la fede cristiana sarebbe stata messa sempre più a rischio" dai turchi e dalle altre forze musulmane. Dopo aver ammonito i fedeli a conservare la pace tra di loro, Urbano II rivolse l'attenzione del suo pubblico a quanto stava accadendo ai cristiani orientali:

"Poiché i fratelli che vivono a Oriente hanno urgentemente bisogno del vostro aiuto, è vostro dovere correre a portare loro il sostegno che gli è stato promesso. Infatti, come la maggior parte di voi ha udito, i turchi e gli arabi li hanno attaccati e hanno invaso le frontiere della Romania (l'Impero greco) spingendosi fino al luogo del Mediterraneo chiamato Braccio di San Giorgio. Essi sono penetrati sempre più a fondo nelle loro terre e li hanno sconfitti in sette battaglie. Se li lasciate agire ancora per un poco continueranno ad avanzare, opprimendo il popolo di Dio. Per la qual cosa insistentemente vi esorto, anzi non sono io a farlo ma il Signore, affinché persuadiate con continui incitamenti, come araldi di Cristo, tutti, a qualunque ordine appartengano (cavalieri e fanti, ricchi e poveri), affinché accorrano subito in aiuto dei cristiani per spazzare dalle nostre terre quella stirpe malvagia. Lo dico ai presenti e lo comando agli assenti, ma è Cristo che lo vuole".

Impossibile non notare come il Papa non dica nulla a proposito di un'ipotetica conversione o di una possibile conquista. Un appello a "spazzare dalle nostre terre quella stirpe malvagia" suona oggigiorno di un'eccessiva durezza. Comunque sia, non si trattò di un incitamento ad uno sterminio di massa bensì un'esortazione a liberare dal dominio islamico terre in precedenza cristiane. Un altro resoconto del discorso del Papa a Clermont riferisce che Urbano parlò di un "imminente pericolo che minaccia voi e tutti i fedeli che ci hanno portato qui".

"Da Gerusalemme e da Costantinopoli è pervenuta e più di una volta è giunta a noi una dolorosa notizia: i persiani, gente tanto diversa da noi, popolo affatto alieno da Dio, stirpe dal cuore incostante e il cui spirito non fu fedele al Signore, ha invaso le terre di quei cristiani, le ha devastate con il ferro, con la rapina e con il fuoco e ne ha in parte condotti prigionieri gli abitanti nel proprio paese, parte ne ha uccisi con miserevole strage, e le chiese di Dio o ha distrutte dalle fondamenta o ha adibite di culto alla propria religione. Abbattono gli altari dopo averli sconciamente profanati... Il regno dei greci è stato da loro già tanto gravemente colpito e alienato dalle sue consuetudini, che può essere attraversato con un viaggio di due mesi... Gerusalemme è l'ombelico del mondo, terra ferace sopra tutte, quasi un altro paradiso di delizie. Il Redentore del genere umano la rese illustre con la sua venuta, la onorò con la sua dimora, la consacrò con la sua passione, la redense con la sua morte, la fece insigne con la sua sepoltura. E proprio questa regale città posta al centro del mondo, è ora tenuta in soggezione dai propri nemici e dagli infedeli, è fatta serva del rito pagano. Essa alza il suo lamento e anela a essere liberata e non cessa d'implorare che voi andiate in suo soccorso. Da voi più che da ogni altro essa esige aiuto poiché a voi è stata concessa da Dio sopra tutte le stirpi la gloria delle armi. Intraprendete dunque questo cammino in remissione dei peccati, sicuri dell'immarcescibile gloria del regno dei cieli".

L'appello del Papa si richiamava alla distruzione della Chiesa del Santo Sepolcro: "Soprattutto vi sproni il Santo Sepolcro del Signore Salvatore nostro, ch'è in mano d'una gente immonda, e i luoghi santi, che ora sono da essa vergognosamente posseduti e irriverentemente insozzati dalla sua immondezza".
Le crociate assunsero la forma di pellegrinaggi: dall'Europa i cristiani partirono per la Terrasanta mossi prevalentemente da motivazioni di carattere religioso, con l'intenzione di difendersi nel caso il nemico li avesse attaccati o sbarrato loro la strada. Molto presero i voti. Ciò nonostante soprattutto all'inizio, ed in particolare nell'agosto del 1096, tanti soldati partiti per la Terrasanta, e con loro la maggior parte dei partecipanti alla cosiddetta "crociata dei pezzenti", vennero massacrati senza tante cerimonie dai turchi dell'Asia Minore occidentale.

Miti politicamente corretti: Le crociate furono un attacco ingiustificato dell'Europa al mondo islamico

Niente di più falso.
La conquista islamica di Gerusalemme nel 638 segnò l'inizio di secoli di aggressioni musulmane, e da quel momento i cristiani in Terrasanta dovettero affrontare persecuzioni di ogni tipo e sempre più violente.
Giusto un paio di esempi: agli inizi dell'VIII secolo furono crocifissi sessanta pellegrini provenienti da Amorium. E sempre nello stesso periodo il governatore musulmano di Cesarea arrestò un gruppo di pellegrini di Iconio giustiziandoli con l'accusa fittizia di spionaggio, risparmiando caso strano solo coloro che si convertirono all'Islam.

I musulmani pretendevano denaro dai pellegrini, minacciandoli di saccheggiare la Chiesa della Resurrezione in caso di rifiuto. Sempre alla fine dell'VIII secolo un sovrano musulmano proibì l'esposizione della croce all'interno di Gerusalemme. Incrementò la tassa sulla persona (gizyah), imposta ai cristiani ed impedì loro di impartire ad altri (compresi i propri figli) qualsiasi insegnamento di natura religiosa.

Brutali oppressioni ed efferate violenze erano all'ordine del giorno per i cristiani in Terrasanta. Nel 722 il califfo Mansur ordinò che sulle mani dei cristiani e degli ebrei di Gerusalemme fosse impresso un segno di riconoscimento. Con particolare durezza furono trattate anche le conversioni al cristianesimo. Nel 789 per esempio i musulmani decapitarono un musulmano che si era fatto monaco cristiano e per rappresaglia saccheggiarono il monastero di San Teodosio uccidendo molti dei religiosi presenti al suo interno. Stessa cosa avvenne in molti altri monasteri della regione.
All'inizio del IX secolo le persecuzioni divennero così dure che in molti scelsero di fuggire a Costantinopoli o in altre città cristiane. Il 932 vide altre chiese devastate e nel 937, nel giorno della Domenica delle Palme, la furia musulmana si riversò sulle chiese del Calvario e della Resurrezione, che furono saccheggiate e distrutte.

Per reazione, i bizantini passarono da una politica difensiva nei confronti dei musulmani ad una offensiva volta a riconquistare almeno parte dei territori persi. Nel sesto decennio del X secolo il generale Niceforo Foca condusse contro i musulmani una serie di campagne vincenti, riprendendo il controllo di Creta, della Cilicia, di Cipro e di parte della Siria. Nel 969 si spinse fino a riconquistare l'antica città cristiana di Antiochia.

Ed ecco la strategia religiosa musulmana. Nella teologia islamica una terra appartenuta alla Casa dell'Islam vi appartiene per sempre. E se questa dovesse andare perduta, è dovere dei musulmani combattere fino a riprenderne il controllo.
Così nel 974, a fronte delle perdite subite ad opera dei bizantini, il califfo abbaside (sunnita) di Baghdad invoco il Jihad. Questa strategia caratterizzò tutte le guerre contro i bizantini.
Per esempio, dal 944 al 967, il sovrano della dinastia hamdanide (sciita) di Aleppo, Sayf al-Dawlah, accusando i bizantini di aver occupato terre appartenenti all'islam, incitò i musulmani a muovere loro guerra. Il suo appello ebbe un tale successo che aderirono al Jihad combattenti musulmani provenienti persino dall'Asia Centrale.

I contrasti tra sunniti e sciiti finirono tuttavia per ostacolare gli sforzi del jihad islamico, e nel 1001 l'imperatore bizantino Basilio II concluse una tregua decennale con il califfo fatimita (sciita).
Non dovette però trascorrere molto tempo prima che Basilio II si rendesse conto di quanto fossero inutili certe tregue con i musulmani. Nel 1004 'Abu 'Alì al-Mansur al-Hakim (985-1021), sesto califfo fatimita, ordinò di devastare le chiese, dare alle fiamme le croci e di impossessarsi dei beni ecclesiastici. E con la stessa ferocia attaccò gli ebrei. Nel decennio che seguì furono rase al suolo trentamila chiese ed un numero incalcolabile di cristiani si convertì all'Islam semplicemente per aver salva la vita.
Nel 1009 al-Hakim pronunciò contro i cristiani la sua più clamorosa disposizione: ordinò la distruzione della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme insieme a quella di molte altre chiese, tra cui quella della Resurrezione.
La Chiesa del Santo Sepolcro, ricostruita dai bizantini nel VII secolo dopo che i persiani avevano dato alle fiamme l'edificio originale, e che tra l'altro funse da modello per la moschea di al-Aqsa, sorge nel luogo in cui la tradizione situa la tomba di Gesù.
Al-Hakim dispose quindi che la tomba presente all'interno della chiesa fosse rasa al suolo. Pretese poi che i cristiani portassero pesanti croci intorno al collo (mentre agli ebrei furono imposti grezzi pezzi di legno scolpiti a forma di vitello) e continuò ad imporre loro umilianti decreti che culminarono nell'ordine di accettare l'Islam o lasciare i suoi domini.

Dopodiché l'imprevedibile califfo allentò la presa sui non-musulmani e restituì persino una parte dei beni sottratti alla Chiesa. Ad aver contribuito almeno in parte al cambiamento di condotta di al-Hakim fu probabilmente il suo legame sempre più debole con l'ortodossia islamica. Nel 1021 scomparve in circostanze misteriose... Alcuni dei suoi seguaci lo proclamarono divino e fondarono la setta di Druze, che si basava su questo mistero e sulle dottrine esoteriche del mistico musulmano Muhammad 'Ibn 'Isma'il al-Darazi, da cui la setta prende il nome.
Grazie ai cambiamenti nella politica di al-Hakim, nel 1027 i bizantini ebbero la possibilità di ricostruire la Chiesa del Santo Sepolcro.

Ciò nonostante la posizione dei cristiani continuava ad essere molto precaria ed i pellegrini non smettevano di subire minacce ed angherie di ogni tipo. Nel 1056 i musulmani espulsero trecento persone da Gerusalemme e vietarono ai cristiani europei di entrare nella Chiesa del Santo Sepolcro.
Quando poi dall'Asia Centrale giunsero i fanatici e sanguinari turchi selgiuchidi, sia per i cristiani del luogo sia per i pellegrini (che venivano tutti sommariamente uccisi) ebbe inizio un altro periodo di terrore e di crescenti difficoltà.
Una volta che nel 1071 ebbero sbaragliato i bizantini a Manzicerta e fatto prigioniero l'imperatore Romano IV Diogene, le porte dell'intera Asia Minore si spalancarono e la loro avanzata divenne praticamente inarrestabile.
Nel 1076 conquistarono la Siria, nel 1077 Gerusalemme. L'emiro selgiuchide 'Aziz bin 'Uwaq assicurò che non avrebbe colpito gli abitanti di Gerusalemme, ma una volta occupata la città i suoi uomini uccisero tremila persone. Quello stesso anno a Nicea, pericolosamente vicina alla capitale dell'Impero, i selgiuchidi stabilirono il sultanato di Rum (in riferimento a Costantinopoli, la nuova Roma), e da lì ripresero ad attaccare i bizantini e a tormantare i cristiani residenti in tutti i loro nuovi domini.

L'Impero cristiano di Bisanzio, che prima dell'invasione islamica comprendeva terre estese dal Sud Italia al Nord Africa, dal Medio Oriente all'Arabia, arrivò a coprire poco più della Grecia. Pareva che la sua scomparsa per mano dei selgiuchidi fosse imminente.
Ma, nonstante la Chiesa di Costantinopoli considerasse i Papi dei traditori scismatici e si fosse scontrata con loro per secoli, il nuovo imperatore Alessio I Comneno (1081-1118) mise da parte il proprio orgoglio e chiese aiuto.
Fu così che come risposta a tale richiesta ebbe inizio la Prima crociata.

Perché furono bandite le crociate?

Secondo il giornalista Amin Maalouf, autore di "Le crociate viste dagli arabi", il sacco di Gerusalemme del 1099 ad opera dei crociati fu il punto di partenza di un'ostilità millenaria tra l'Islam e l'Occidente.
John Esposito, studioso e apologeta dell'Islam, addirittura accusa le crociate di aver portato il caos in una società pluralistica affermando che: "Trascoresero cinque secoli di coesistenza pacifica prima che gli eventi politici ed un gioco di potere tra l'Impero ed il Papa portassero alla cosiddette "guerre sante", durate secoli, che contrapposero il Cristianesimo all'Islam e si lasciarono alle spalle un duro retaggio di fraintendimenti e diffidenza che dura tutt'oggi".

Gli studiosi di questo tipo non prendono neanche in considerazione il fatto che questa millenaria ostilità possa aver avuto inizio con la minaccia, avvenuta ben 450 anni prima del sacco di Gerusalemme, rivolta dal profeta Maometto ai capi non-musulmani dei paesi limitrofi: "Convertitevi all'Islam se volete essere risparmiati".
Né tanto meno prendono in considerazione che possano essere stati i musulmani ad alimentare questa ostilità impadronendosi, già secoli prima delle crociate, di vasti territori cristiani (quasi due terzi di quello che in precedenza era stato il mondo cristiano).

Questi famosi cinque secoli di coesistenza pacifica vengono fatti partire dalla conquista musulmana di Gerusalemme nel 638, affermando che le chiese e la popolazione cristiana non furono danneggiati in alcun modo...
Ovviamente però tutti si guardano bene dal menzionare il sermone pronunciato da Safronio nel giorno di Natale del 634, quando il patriarca denunciò "la selvaggia, barbarica e cruenta spada" dei musulmani e le difficoltà che aveva creato ai cristiani.