venerdì 17 settembre 2010

Miti politicamente corretti: Scopo delle crociate era la conversione con la forza dei musulmani al cristianesimo

A sentire i fautori del "politicamente corretto", i crociati si precipitarono in Medio Oriente, spada alla mano, ed iniziarono a uccidere ogni "infedele" che vedevano ad eccezione di chi accettava di convertirsi al cristianesimo.
Ma tutto questo non è altro che pura fantasia., mossa per giunta da ragioni di ordine politico.

Qualsiasi appello a convertire i musulmani è totalmente assente da ogni versione del discorso tenuto da Papa Urbano II a Clermont. Le uniche preoccupazioni del Papa sembrano essere la difesa dei pellegrini cristiani e la riconquista dei territori cristiani. E dovrà trascorrere più di un secolo dalla Prima crociata prima che i cristiani europei operino qualsiasi tentativo di convertire i musulmani al cristianesimo:
nel XIII secolo i francescani tenteranno infatti un'opera missionaria tra i musulmani residenti nelle terre di proprietà dei crociati. Un'impresa che tuttavia si rivelerà un totale insuccesso.

Quando i crociati, vittoriosi, stabilirono in Medio Oriente regni e principati, in linea di massima lasciarono che nei loro domini i musulmani vivessero in pace, che praticassero liberamente la propria religione, costruissero nuove scuole e moschee e mantenessero i propri tribunali religiosi.

Qualcuno ha paragonato la loro condizione a quella dei dimmi nelle terre musulmane: essi conservavano una certa autonomia, ma erano soggetti a pesanti imposizioni fiscali e ad altre restrizioni di cui si è già parlato. E' certamente probabile che i crociati abbiano adottato alcune delle leggi sui dimmi già in atto, ma di sicuro non imposero mai agli ebrei o ai musulmani di indossare segni di riconoscimento. Con la conseguenza che, alcontrario di quanto accadeva nell'Islam, furono risparmiate loro discriminazioni e persecuzioni quotidiane.
Ed ancora più significativo è il fatto che la dimmah non sia mai entrata a far parte della dottrina e della legge cristiana, mentre è stata e rimane parte integrante dell'Islam.

Ma c'è di più. Il musulmano spagnolo 'Ibn Gubayr (1145-1217), che intorno al 1180 attraversò il Mediterraneo dirigendosi verso la Mecca, osservò che i musulmani versavano in condizioni migliori nelle terre controllate dai crociati che in quelle islamiche. Le prime erano infatti amministrate in maniera più ordinata e razionale, con il risultato che persino i musulmani preferivano vivere nei regni crociati:

Lasciando Tibnin (presso Tiro), abbiamo attraversato una serie ininterrotta di fattorie e di villaggi le cui terre sembrano efficacemente sfruttate. Gli abitanti di quei luoghi sono tutti musulmani, ma vivono nel benessere con i Franchi (crociati), che Dio li preservi dalle tentazioni! Sono proprietari delle loro abitazionie di tutti i loro beni. Tutte le regioni controllate dai Franchi in Siria sono sottomesse a questo regime: le proprietà fondiarie, i villaggi e le fattorie sono rimasti nelle mani dei musulmani. Ora un dubbio si fa strada nel cuore di un gran numero di questi uomini quando paragonano la loro condizione a quella dei loro fratelli che vivono in territorio musulmano. Questi ultimi soffrono, in effetti, dell'ingiustizia da parte dei loro correligionari, mentre i Franchi agiscono in equità".

E tutto questo in risposta alla tesi secondo cui i crociati attaccarono brutalmente una civiltà di gran lunga superiore e più avanzata.

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