sabato 18 settembre 2010

Miti politicamente corretti: I crociati fondarono colonie europee in Medio Oriente

Quando i crociati risposero all'appello di Papa urbano II e partirono per il Medio Oriente, un gruppo di influenti condottieri incontrò l'imperatore bizantino Alessio Comneno.
Quest'ultimo, in linea con il volere del Papa, riuscì a persuaderli a uno a uno che qualsiasi territorio avessero conquistato sarebbe ritornato all'Impero bizantino. Fu in seguito all'assedio di Antiochia del 1098 che i crociati mutarono la loro posizione.

Mentre l'assedio si trascinava per tutto l'inverno e le armate musulmane, da Gerusalemme, si spostavano verso nord, i crociati attesero l'imperatore bizantino con le sue truppe. Se non che l'imperatore, ricevuto un rapporto secondo cui la situazione dei corciati ad Antiochia era senza speranza, richiamò le sue truppe.
I crociati, sentendosi traditi, si infuriarono, e nonostante l'enorme differenza numerica conquistarono Antiochia, rinunciarono agli accordi con Alessio ed iniziarono a stabilire delle proprie forme di governo che, tuttavia, non avevano niente a che vedere con un sistema di tipo coloniale.

Nessuno che conosca le vicende per esempio della Virgina, dell'Australia o delle Indie Orientali olandesi parlerebbe dei territori occupati dai crociati come di colonie.
A grandi linee infatti, si intende per colonia una terra governata da una potenza geograficamente distante. Ma i territori dei crociati non erano retti dall'Europa, né i nuovi governi stabiliti in queste terre rispondevano ad alcuna potenza occidentale.
I crociati non trasferivano in Europa i beni accumulati in Medio Oriente, né strinsero accordi di carattere economico con i paesi europei. Se si stabilirono nei territori occupati, piuttosto, era per fornire una protezione permanente ai cristiani in Terrasanta.
Molti crociati cessarono persino di considerarsi europei. Al riguardo, il cornista Fulcherio di Chartres scrisse:

"Ecco che noi, che fummo occidentali, siamo diventati orientali. L'Italico o il Francodi ieri è divenuto, una volta trapiantato, un Galileo o un Palestinese. Il cittadino di Reims o di Chartres si è mutato in Siriaco o in Antiocheno. Abbiamo già dimenticato i nostri luoghi d'origine: molti dei nostri li ignorano o addirittura non ne hanno mai sentito parlare. Qui c'è già chi possiede casa e servi con tanta naturalezza come se li avesse ricevuti in eredità dal padre. Chi ha preso moglie, anziché una compatriota, una Siriana, un'Armena o magari una Saracena battezzata. Chi ha qui suocero, genero, discendenti, parenti. Uno ha ormai figli e nipoti, un altro beve già il vino della sua vigna, un altro ancora si nutre con i prodotti dei suoi campi. Ci serviamo indifferentemente delle diverse lingue del paese: tanto l'indigeno quanto il colono occidentale sono divenuti poliglotti e la reciproca fiducia avvicina le razze anche più estranee fra loro. Si avvera quanto ha detto la Scrittura: Il leone e il bue mangeranno a una medesima mangiatoia. Il colono è ormai divenuto quasi un indigeno, l'immigrato si assimila all'originario abitante".

Né si materializzò un'altra conseguenza del colonialismo, ovvero l'immigrazione su larga scala dal proprio paese natale. Nessun fiume di colonizzatori giunse infatti dall'Europa per insediarsi nelle terre dei crociati.

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