venerdì 17 settembre 2010

Miti politicamente corretti: Le crociate furono un attacco ingiustificato dell'Europa al mondo islamico

Niente di più falso.
La conquista islamica di Gerusalemme nel 638 segnò l'inizio di secoli di aggressioni musulmane, e da quel momento i cristiani in Terrasanta dovettero affrontare persecuzioni di ogni tipo e sempre più violente.
Giusto un paio di esempi: agli inizi dell'VIII secolo furono crocifissi sessanta pellegrini provenienti da Amorium. E sempre nello stesso periodo il governatore musulmano di Cesarea arrestò un gruppo di pellegrini di Iconio giustiziandoli con l'accusa fittizia di spionaggio, risparmiando caso strano solo coloro che si convertirono all'Islam.

I musulmani pretendevano denaro dai pellegrini, minacciandoli di saccheggiare la Chiesa della Resurrezione in caso di rifiuto. Sempre alla fine dell'VIII secolo un sovrano musulmano proibì l'esposizione della croce all'interno di Gerusalemme. Incrementò la tassa sulla persona (gizyah), imposta ai cristiani ed impedì loro di impartire ad altri (compresi i propri figli) qualsiasi insegnamento di natura religiosa.

Brutali oppressioni ed efferate violenze erano all'ordine del giorno per i cristiani in Terrasanta. Nel 722 il califfo Mansur ordinò che sulle mani dei cristiani e degli ebrei di Gerusalemme fosse impresso un segno di riconoscimento. Con particolare durezza furono trattate anche le conversioni al cristianesimo. Nel 789 per esempio i musulmani decapitarono un musulmano che si era fatto monaco cristiano e per rappresaglia saccheggiarono il monastero di San Teodosio uccidendo molti dei religiosi presenti al suo interno. Stessa cosa avvenne in molti altri monasteri della regione.
All'inizio del IX secolo le persecuzioni divennero così dure che in molti scelsero di fuggire a Costantinopoli o in altre città cristiane. Il 932 vide altre chiese devastate e nel 937, nel giorno della Domenica delle Palme, la furia musulmana si riversò sulle chiese del Calvario e della Resurrezione, che furono saccheggiate e distrutte.

Per reazione, i bizantini passarono da una politica difensiva nei confronti dei musulmani ad una offensiva volta a riconquistare almeno parte dei territori persi. Nel sesto decennio del X secolo il generale Niceforo Foca condusse contro i musulmani una serie di campagne vincenti, riprendendo il controllo di Creta, della Cilicia, di Cipro e di parte della Siria. Nel 969 si spinse fino a riconquistare l'antica città cristiana di Antiochia.

Ed ecco la strategia religiosa musulmana. Nella teologia islamica una terra appartenuta alla Casa dell'Islam vi appartiene per sempre. E se questa dovesse andare perduta, è dovere dei musulmani combattere fino a riprenderne il controllo.
Così nel 974, a fronte delle perdite subite ad opera dei bizantini, il califfo abbaside (sunnita) di Baghdad invoco il Jihad. Questa strategia caratterizzò tutte le guerre contro i bizantini.
Per esempio, dal 944 al 967, il sovrano della dinastia hamdanide (sciita) di Aleppo, Sayf al-Dawlah, accusando i bizantini di aver occupato terre appartenenti all'islam, incitò i musulmani a muovere loro guerra. Il suo appello ebbe un tale successo che aderirono al Jihad combattenti musulmani provenienti persino dall'Asia Centrale.

I contrasti tra sunniti e sciiti finirono tuttavia per ostacolare gli sforzi del jihad islamico, e nel 1001 l'imperatore bizantino Basilio II concluse una tregua decennale con il califfo fatimita (sciita).
Non dovette però trascorrere molto tempo prima che Basilio II si rendesse conto di quanto fossero inutili certe tregue con i musulmani. Nel 1004 'Abu 'Alì al-Mansur al-Hakim (985-1021), sesto califfo fatimita, ordinò di devastare le chiese, dare alle fiamme le croci e di impossessarsi dei beni ecclesiastici. E con la stessa ferocia attaccò gli ebrei. Nel decennio che seguì furono rase al suolo trentamila chiese ed un numero incalcolabile di cristiani si convertì all'Islam semplicemente per aver salva la vita.
Nel 1009 al-Hakim pronunciò contro i cristiani la sua più clamorosa disposizione: ordinò la distruzione della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme insieme a quella di molte altre chiese, tra cui quella della Resurrezione.
La Chiesa del Santo Sepolcro, ricostruita dai bizantini nel VII secolo dopo che i persiani avevano dato alle fiamme l'edificio originale, e che tra l'altro funse da modello per la moschea di al-Aqsa, sorge nel luogo in cui la tradizione situa la tomba di Gesù.
Al-Hakim dispose quindi che la tomba presente all'interno della chiesa fosse rasa al suolo. Pretese poi che i cristiani portassero pesanti croci intorno al collo (mentre agli ebrei furono imposti grezzi pezzi di legno scolpiti a forma di vitello) e continuò ad imporre loro umilianti decreti che culminarono nell'ordine di accettare l'Islam o lasciare i suoi domini.

Dopodiché l'imprevedibile califfo allentò la presa sui non-musulmani e restituì persino una parte dei beni sottratti alla Chiesa. Ad aver contribuito almeno in parte al cambiamento di condotta di al-Hakim fu probabilmente il suo legame sempre più debole con l'ortodossia islamica. Nel 1021 scomparve in circostanze misteriose... Alcuni dei suoi seguaci lo proclamarono divino e fondarono la setta di Druze, che si basava su questo mistero e sulle dottrine esoteriche del mistico musulmano Muhammad 'Ibn 'Isma'il al-Darazi, da cui la setta prende il nome.
Grazie ai cambiamenti nella politica di al-Hakim, nel 1027 i bizantini ebbero la possibilità di ricostruire la Chiesa del Santo Sepolcro.

Ciò nonostante la posizione dei cristiani continuava ad essere molto precaria ed i pellegrini non smettevano di subire minacce ed angherie di ogni tipo. Nel 1056 i musulmani espulsero trecento persone da Gerusalemme e vietarono ai cristiani europei di entrare nella Chiesa del Santo Sepolcro.
Quando poi dall'Asia Centrale giunsero i fanatici e sanguinari turchi selgiuchidi, sia per i cristiani del luogo sia per i pellegrini (che venivano tutti sommariamente uccisi) ebbe inizio un altro periodo di terrore e di crescenti difficoltà.
Una volta che nel 1071 ebbero sbaragliato i bizantini a Manzicerta e fatto prigioniero l'imperatore Romano IV Diogene, le porte dell'intera Asia Minore si spalancarono e la loro avanzata divenne praticamente inarrestabile.
Nel 1076 conquistarono la Siria, nel 1077 Gerusalemme. L'emiro selgiuchide 'Aziz bin 'Uwaq assicurò che non avrebbe colpito gli abitanti di Gerusalemme, ma una volta occupata la città i suoi uomini uccisero tremila persone. Quello stesso anno a Nicea, pericolosamente vicina alla capitale dell'Impero, i selgiuchidi stabilirono il sultanato di Rum (in riferimento a Costantinopoli, la nuova Roma), e da lì ripresero ad attaccare i bizantini e a tormantare i cristiani residenti in tutti i loro nuovi domini.

L'Impero cristiano di Bisanzio, che prima dell'invasione islamica comprendeva terre estese dal Sud Italia al Nord Africa, dal Medio Oriente all'Arabia, arrivò a coprire poco più della Grecia. Pareva che la sua scomparsa per mano dei selgiuchidi fosse imminente.
Ma, nonstante la Chiesa di Costantinopoli considerasse i Papi dei traditori scismatici e si fosse scontrata con loro per secoli, il nuovo imperatore Alessio I Comneno (1081-1118) mise da parte il proprio orgoglio e chiese aiuto.
Fu così che come risposta a tale richiesta ebbe inizio la Prima crociata.

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